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IN PREPARAZIONE

 

31 AGOSTO 0RE 21:30  PENTEDATTILO - TEATRO ALL'APERTO

MAGNA GRAECIA TEATRO FESTIVAL  LUNGA NOTTE DI MEDEA
26 LUGLIO 0RE 21:00  DIAMANTE - ANFITEATRO CIRELLA
27 LUGLIO 0RE 21:00  CASIGNANA - VILLA ROMANA
28 LUGLIO 0RE 21:00  PALMI - TEATRO ALL'APERTO MOTTA


LUNGA NOTTE DI MEDEA

di Corrado Alvaro
Produzione Officine Arti & Teatro Primo

Info : www.officinearti.it    www.teatroprimo.it

regia Americo Melchionda
aiuto regia Christian Maria Parisi

Personaggi e interpreti

In scena
Medea Maria Milasi
Nosside Donatella Venuti
Creonte Gianfranco Quero
Layalè  Silvana Luppino
Perseide Kristina Mravcova
Giasone Americo Melchionda
Egeo Paride Acacia
Nunzio Stefano Cutrupi

In video
Donne Ammantellate Chiaraluce Fiorito, Maria Marino
Figli di Medea Marco Marra, Domenico Iaria  
Creusa Giusy Zaccone
Popolo di Corinto Fortunato Aricò, Alessandra Borruto, Tiziana Caragnano, Tonina   Caridi, Luigi Catanoso, Michele Fedele, Dominella Foti, Virginio Gallo, Giovanni Guido, Franco Lombardo, Irene Polimeni, Salvatore Rizzo.

Musiche originali Aldo Gurnari - Musicofilia
Scenografia/Costumi Daniela Giuffrè
Sartoria Valentina Versace
Disegno luci Guillermo Laurin Salazar
Coordinamento Organizzativo Alessandra Borruto
Attrezzature Video Ram Film

Lo spettacolo nasce dal desiderio di intraprendere una coproduzione tra due realtà teatrali della Provincia di Reggio Calabria attivando innovativi progetti creativi capaci di veicolare la valorizzazione delle risorse artistiche della Regione. Un’ interpretazione originale dello straordinario testo di Corrado Alvaro realizzata attraverso un percorso di ricerca che sviluppa una commistione scenica di teatro e video seguendo la vocazione che i due enti di produzione (Officine Arti e Teatro Primo) hanno intrapreso in questi ultimi anni. La rivisitazione del mito di Medea in Corrado Alvaro pone l’accento sul dramma della condizione dello straniero, il dramma dell’incomunicabilità tra culture differenti. Alvaro compie un processo di universalizzazione della tragedia: anche se colloca il dramma a Corinto come vuole la tradizione, la storia potrebbe svolgersi, infatti, ovunque e in ogni epoca. Il gesto ultimo di Medea, l’infanticidio, viene visto, in Corrado Alvaro come la drammatica conseguenza dell’odio razziale e dell’intolleranza umana. Medea si trascina dietro un passato terribile, ma in nome dell’amore che la unisce a Giasone, quello stesso amore di cui si serve per giustificare le sue terribili azioni, in nome di quell’incontro esistenziale che ha compiuto il suo destino, volontariamente si fa "ammaestrare" per aspirare ad un’integrazione nella nuova patria, allontanandosi dai suoi poteri e divenendo umana, aspettando con pazienza il giorno in cui non potrà "operare altro che il bene e il male di cui tutti sono capaci"  Ma l’estenuante attesa di Medea, in una drammatica e Lunga Notte, non porterà alla realizzazione dei suoi desideri. L’accoglienza e la protezione le viene negata da tutti, anche da Egeo " essere duri di cuore è ormai la sola cosa che hanno in comune i popoli". Ogni via di scampo è preclusa. Quei doni offerti da Medea a Creusa, ultimo gesto di una Medea "donna" che tenta di conquistare una nuova patria almeno per i suoi figli, vengono visti con sospetto da Creonte e scatenano l’accusa di un popolo che si scaglia contro "i figli della strega". L’ira  del popolo dilaga, scardina la casa, rifugio della madre e dei figli: li vuole annientare per non temere più nulla. Ed è  contro l’imminente atroce epilogo che la madre Medea  si macchia del delitto più efferato. Lo spettacolo è arricchito da suoni, canti e musiche della cultura greco-calabra
Lo spettacolo scava a fondo il dramma dei personaggi dentro le atmosfere definite dall’autore, e per far questo si utilizza una suggestiva commistione stilistica ed emozionale di prosa e filmati.  
La violenza della folla che si accanisce contro i figli e la casa di Medea, la crudeltà del sospetto del popolo di Corinto e del suo re, la veggenza di Medea, verranno articolati attraverso la tecnica cinematografica che investirà il pubblico simultaneamente all’interpretazione in scena, portando alla ribalta a tratti anche quei  personaggi che nel testo sono solo raccontati (Creusa, il popolo di Corinto, le donne Ammantellate, la lacerazione dell’attesa di Medea che genera nella mente della protagonista visioni premonitrici e flashback di ritorno); non effetti visivi, ma singole scene appositamente girate quasi a seguire le diversità di ambientazioni di una sceneggiatura. Anche i figli di Medea troveranno il loro luogo di azione in video, catalizzando  lo sguardo  dello spettatore su primi piani e dettagli che colgono attese e stati d’animo, in uno sviluppo articolato del rapporto madre/figli e dentro l’inquietudine della "tragica" scelta finale assurta come atto estremo di difesa e protezione. Difesa dalla violenza di un popolo che preme alle porte della casa di Medea per avere " la madre e i figli, la vipera  e i piccoli serpenti".  
Nell’esprimere stilisticamente il doloroso stato di emarginazione dei protagonisti, lo spettacolo sviluppa in modo originale  le simbologie e le atmosfere presenti lungo tutto il testo alvariano : la luna "celeste vagabonda", il focolare, la leonessa, lo scorrere inesorabile del tempo, tutti elementi che non saranno lasciati al caso ma che saranno rimarcati attraverso ricerche sonore e visive.
Altro elemento di ricerca dello  spettacolo è la scelta di utilizzare per i canti previsti dall’autore (il Canto Nuziale, il Canto dei Marinai), sonorità e lingua grecanica. Valorizzando per mezzo della colonna sonora una minoranza linguistica territoriale, lo spettacolo contribuirà alla conoscenza della cultura grecanica, preziosa risorsa regionale da preservare.  


 
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